thumb_2unicImportanti indicazioni quelle emerse dal rapporto socio-ambientale 2012 UNIC (Unione Nazionale Industria Conciaria) presentato presso Villa Pacchiani a Santa Croce sull’Arno lunedì 23 luglio,  che traccia uno spaccato preciso dello stato di salute dell’industria conciaria in Italia ed in particolare del distretto toscano.

L'intervento del presidente Donati
Nonostante  permanenti difficoltà legate alla crisi globale che investe anche il conciario, arrivano infatti dal distretto toscano le risposte migliori e le performance più positive, che segnano in parte una controtendenza rispetto al contesto complessivo del settore. «I dati illustrati dall’UNIC-afferma il presidente Assoconciatori Franco Donati- premiano il buon lavoro che il distretto toscano della pelle porta avanti nonostante le difficoltà che continuano a gravare sul comparto. Il rapporto annuale premia il nostro impegno ma costituisce per noi altresì uno stimolo ad impegnarci ad affrontare sempre al meglio le nuove sfide che si presentano sul mercato globale». Tra i distretti italiani, il distretto toscano ha infatti registrato il migliore risultato in termini di valore totale della produzione: +9,6%; il recupero del cuoio suola(+9,4% in valore, +2,8% in volume) è ancora risultato in linea con la media totale di distretto. Sempre per il distretto toscano, 5.617 gli addetti (var.10/11: +2%), 560 le imprese (var.10711: -1,2%), 1.357 mil € il valore della produzione (var.10/11. +9,6). Importanti risultati ottenuti dal distretto toscano della pelle anche per i primi mesi del 2012: mentre a livello nazionale si sono infatti registrati cali sia nel fatturato che nell’export, per il distretto di Santa Croce si registra un +3,1 nel fatturato e un  +7% nell’export.

Di seguito alcuni dei principali dati  del rapporto socio-ambientale 2012 UNIC:


Volumi, valore, export
A fine del 2011 l’industria conciaria italiana è risultata essere composta da 1.309 imprese che, in lieve calo rispetto all’anno precedente(-1,6%), hanno impiegato 17.996 addetti, anch’essi leggermente diminuiti (-0.9%). I volumi di produzione sono stati pari a 133 milioni di mq e quasi 40 mila tonnellate di cuoio da suola, per un valore complessivo di circa 4,9 miliardi di euro. Le variazioni rispetto al 2010 non offrono un quadro omogeneo: scendono i metri quadrati prodotti (-2,7%) a fronte di un recupero delle quantità di cuoio da suola (+2,8%) e soprattutto del valore complessivo della produzione(+7,5% con un più che soddisfacente +9, 4% nel dettaglio del solo cuoio da suola).
Ad analizzare l’andamento dei 12 mesi considerati, il settore ha registrato una tendenza diffusamente positiva nella prima parte dell’anno mentre nel secondo semestre la domanda generale ha subito una brusca frenata, deteriorando i risultati complessivi sia in volumi che in valore. Per il secondo anno consecutivo, si è registrato un differenziale rilevante tra dinamiche in valore e volume, a causa dei continui aumenti dei prezzi della materia prima e delle conseguenti revisioni dei listini di vendita delle pelli finite. Il valore della produzione, tornato ai livelli del 2005, è ancora inferiore al felice biennio pre-crisi 2006-2007, ma in linea con la media del decennio, che è di poco sotto la soglia dei 5 miliardi di euro. I volumi invece scontano l’ottava annata di calo degli ultimi 10 anni, conseguenza della progressiva perdita delle fasce più basse di prodotto. Il recupero del 2012 è frutto delle vendite internazionali( export ufficiale ISTAT + 10%); il mercato interno ” apparente”, cioè quello che esclude le importazioni verso le delocalizzazioni estere dei clienti manifatturieri italiani( tipicamente in Europa orientale, Nord-Africa ed Estremo Oriente), è invariato(+0,1%), stagnante, ma la notizia positiva è che per la terza volta nell’ultimo decennio non cede ulteriore terreno.


Solidità del sistema
Il numero di addetti e imprese ha segnato, a livello nazionale, un leggero decremento(-0,9% e -1,6%). Una sostanziale tenuta del tessuto industriale in un anno che si è caratterizzato, nella seconda parte, per la brusca flessione della congiuntura economica generale e che conferma la solidità strutturale del settore conciario, le cui eccellenze internazionali di rafforzano dal legame tra capacità imprenditoriali innovative e consolidate relazioni industriali.
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